Il “lascito politico”
di Giuseppe Gario
Nel periodo in cui Paolo Ferraris ha assunto le sue maggiori responsabilità politiche ed istituzionali, ci siamo incontrati in alcune occasioni, né politiche né istituzionali, che hanno consentito di parlare in tutta libertà - e anche con humour, come era costume di Paolo - dei suoi impegni e progetti.
È stata l’occasione per capire, senza pretendere di imparare, un modo di fare politica costruito, nelle sue premesse, sulla analisi di ciò che sta accadendo (non soltanto vicino a noi) e, nel suo significato, sui risultati che si vorrebbero vedere realizzati (dato che non dipendono solo da noi).
Il lascito politico di Paolo è che per rappresentare una comunità bisogna assumersi la responsabilità, legittimata da un mandato elettorale, di migliorare le sue condizioni di vita, gettando così un ponte verso il suo futuro. Fare politica non è prendere di là per dare di qua: è invece costruire qualcosa che prima non c’era e che deve essere valutato quanto ai risultati che produce, più che nelle intenzioni da cui nasce.
Il punto di partenza è importante per capire con chi e con che cosa si sta lavorando per migliorare le cose, ma è la concretezza delle cose fatte che ci fa capire quale strada stiamo effettivamente percorrendo.
Questa responsabilità comporta anche il coraggio di affrontare le conseguenze di eventuali errori, senza ripararsi dietro un consenso dell’opinione pubblica, che non può mai sostituirsi alla leadership politica.
Per esercitare bene questa responsabilità bisogna anche avere un preciso senso del limite. Non si fa politica in solitudine. Per fare scaturire i possibili risultati dalle decisioni prese, le scelte devono essere condivise.
Vanno condivise a livello locale, come Paolo ha fatto, con il contributo di persone politicamente preparate e tecnicamente esperte, che possono liberamente esprimersi e criticare e che, proprio per questa loro funzione, dove esistono sono una componente importante del patrimonio civile di una comunità.
Inoltre, le scelte vanno condivise - come ha fatto Paolo - a livello più ampio, perché è al livello regionale e nazionale (e oggi europeo) che occorre spesso raccordarsi per coordinare le iniziative e rendere così operative le scelte fatte. Non è solo questione di alleanze: è innanzitutto questione di contenuti e di scelte ragionevoli e convergenti, poiché non si può realizzare qualcosa di buono in situazioni di conflitto, di incoerenza o di semplice collusione di interessi.
Su questo legato politico di Paolo è importante continuare a riflettere insieme, per continuare a tradurlo in pratica.
È stata l’occasione per capire, senza pretendere di imparare, un modo di fare politica costruito, nelle sue premesse, sulla analisi di ciò che sta accadendo (non soltanto vicino a noi) e, nel suo significato, sui risultati che si vorrebbero vedere realizzati (dato che non dipendono solo da noi).
Il lascito politico di Paolo è che per rappresentare una comunità bisogna assumersi la responsabilità, legittimata da un mandato elettorale, di migliorare le sue condizioni di vita, gettando così un ponte verso il suo futuro. Fare politica non è prendere di là per dare di qua: è invece costruire qualcosa che prima non c’era e che deve essere valutato quanto ai risultati che produce, più che nelle intenzioni da cui nasce.
Il punto di partenza è importante per capire con chi e con che cosa si sta lavorando per migliorare le cose, ma è la concretezza delle cose fatte che ci fa capire quale strada stiamo effettivamente percorrendo.
Questa responsabilità comporta anche il coraggio di affrontare le conseguenze di eventuali errori, senza ripararsi dietro un consenso dell’opinione pubblica, che non può mai sostituirsi alla leadership politica.
Per esercitare bene questa responsabilità bisogna anche avere un preciso senso del limite. Non si fa politica in solitudine. Per fare scaturire i possibili risultati dalle decisioni prese, le scelte devono essere condivise.
Vanno condivise a livello locale, come Paolo ha fatto, con il contributo di persone politicamente preparate e tecnicamente esperte, che possono liberamente esprimersi e criticare e che, proprio per questa loro funzione, dove esistono sono una componente importante del patrimonio civile di una comunità.
Inoltre, le scelte vanno condivise - come ha fatto Paolo - a livello più ampio, perché è al livello regionale e nazionale (e oggi europeo) che occorre spesso raccordarsi per coordinare le iniziative e rendere così operative le scelte fatte. Non è solo questione di alleanze: è innanzitutto questione di contenuti e di scelte ragionevoli e convergenti, poiché non si può realizzare qualcosa di buono in situazioni di conflitto, di incoerenza o di semplice collusione di interessi.
Su questo legato politico di Paolo è importante continuare a riflettere insieme, per continuare a tradurlo in pratica.