Intervento nella seduta del 26 ottobre 1993

L’opinione pubblica reclama, giustamente, una diversa azione da parte dei pubblici amministratori: trasparenza negli atti, imparzialità e rigore, efficienza per cancellare il peso di assurde procedure burocratiche e per alleggerire una ormai insostenibile pressione fisca­le; la certezza, per quel che riguarda le responsabilità di governo, di comportamenti eticamente non censura­bili.

(…) Il Presidente ha indicato in modo concreto il terreno dell’incontro in un patto di solidarietà, in un nuo­vo programma disegnato con poche e nette priorità: la preparazione, con un’incisiva fase costituente, della nuova Regione, il rafforzamento del sistema Piemonte, la tempestiva risposta alle due emergenze più acute, la disoccupazione e i devastanti danni del maltempo. Nel contributo che il Presidente ha proposto ci sono molti spunti e molte proposte innovative, che cambiano in modo interessante il contenuto dell’azione politica e l’orientamento strategico delle scelte: la netta separazione tra l’attività di indirizzo politico e quella di gestione; la trasparenza del procedimento amministrativo; la delega agli enti locali dei compiti amministrativi di competente livello; la delegificazione e la semplificazione delle procedure; la compressione della discre­zionalità e l’avvio della programmazione; il blocco della pressione fiscale e la ricerca di equilibri finanziari attraverso l’efficienza.
Sono i titoli di capitoli scritti in modo aperto e che intendono essere la significativa svolta di metodo politico. L’allestimento di infrastrutture per rendere competitivo il Piemonte, la promozione del capitale u­mano, il consolidamento dei servizi alla persona, la tutela dell’ambiente, il governo del territorio, l’allargamento della base produttiva sono linee strategiche per riforme in grado di dare futuro alla Regione. Da precisare, certo; da aggiornare, da integrare, ma comunque nodi ineludibili.

(…) Per il dovere che sentiamo di essere chiari sino in fondo, ci pare necessario che si definisca, oltre al programma, anche l’arco temporale per una sua realizzazione. I quasi diciotto mesi che mancano alla conclusione della legislatura non sono pochi; sono sufficienti, se c’è una forte omogeneità programmatica, per con­seguire risultati di grande rilievo. Ed è di questi che rispondiamo ai cittadini. Siamo convinti che i 500 giorni che mancano possono essere utilizzati bene, perché possono offrire la prova che la pubblica amministrazione può essere efficiente ed efficace; che è possibile recuperare occasioni urgenti, numerosissime e rilevanti, come il Presidente ha ricordato (il Regolamento n. 2052, il secondo Piano triennale per l’ambiente, l’accordo di programma, gli adeguamenti istituzionali, le emergenze e così via) e che è possibile recuperare una politi­ca innovativa per allestire adeguate istituzioni per la prossima legislatura e sciogliere i nodi strutturali, che credo possano essere sgretolati con iniziative chiare.