Intervento nella seduta del 4 maggio 1993

Concordo con chi ritiene che le specifiche politiche attive del lavoro hanno spettri di azione molto limitata. L’occupazione reale cresce soprattutto se c’è sviluppo economico ed essendo inoltre noto che le politiche keinesiane di spesa, che sono il tradizionale moltiplicatore di occupazione, hanno oggi effetti perversi nel nostro Paese, vista la fortissima esposizione del debito pubblico, è altresì logico che di conseguenza occorra puntare prioritariamente su politiche non congiunturali, ma strutturali; concordo quindi con chi ritiene che la Regione debba innanzitutto cercare di far funzionare i servizi di propria compe­tenza, predisporre le infrastrutture materiali ed immateriali sulle quali dar fondamento e solidità allo sviluppo economico. Queste politiche sono le più efficaci, ma con ritorni di lunghissimo periodo, e sarebbe quindi errato ritenere che la Regione non debba assumere contestualmente un proprio ruolo attivo nelle politiche del lavoro, anche se deve essere forte la consapevolezza dei limiti di tali politiche.

(…) Mi sembra utile evidenziare come tipico di questa iniziativa legislativa che il disegno di legge contribuisce a rendere più flessibile ed articolato il ruolo pubblico sul mercato del lavoro, co­prendo le nicchie di più acuta crisi che sono purtroppo crescenti; basti pensare ai lavoratori in mobilità, ai di­sabili, ai lavoratori di età matura, che stanno aumentando in modo preoccupante.

(…) Si avvia, con questo disegno di legge, una fase di sperimentazione, non solo e non tanto nel rifinanziare il fondo straordinario per l’occupazione, ma anche nel prevedere il sostegno alla creazione di nuove attività imprenditoriali, in particolare di sog­getti svantaggiati.

(…) Oggi l’indirizzo è quello non di aumentare gli incentivi alle imprese, ma di incoraggiare lo sviluppo dell’imprenditorialità, perché questo è l’investimento in intelligenza, in iniziativa che so­prattutto mantiene vivo il tessuto di un’economia. Contribuire quindi a mantenere viva la cultura e le iniziati­ve imprenditoriali è il mezzo strutturale più efficace che l’esperienza economica e la teoria economica ci of­frono.